Il Mio Blu: grande cuore, profonda intelligenza.
Non ci sono
mai stati dubbi sulla bravura incontrastata di Grazia Di Michele nello scrivere
canzoni, né sulla sua delicatezza di interprete contenuta e misurata, e
sicuramente questi ultimi album la confermano come uno dei più interessanti
cantautori (non amo questa parola declinata al femminile) in circolazione.
Già il suo
splendido Giverny, uscito
qualche anno fa, ci aveva proiettati in un mondo magico fatto di acqua e favole
e sentimenti mai urlati, ma densi e profondi; con questo nuovo lavoro, invece
Grazia, ci accompagna in un viaggio attraverso tutti i colori, indagandone le
più lievi sfumature tra il desiderio e la malinconia, la meraviglia e l'amore.
Il disco si
apre con uno dei pezzi più belli degli ultimi anni: Colori, dove -dopo un
promettente inizio al piano- in versi brevissimi e metafisici si snodano le
storie dei colori personificati, in una raffica di sentimenti cangianti come un
arcobaleno che prende corpo; storie in collisione come uno sciame di stelle
cadenti.
Il tema dei
colori prosegue con Il Mio Blu,
una storia di malinconia e di fine (il blu, figlio del 'blue' non può che essere
malinconia), raccontata con i soliti garbo e delicatezza, per proseguire con i
colori a olio di Paolo E
Francesca, dove un amore indissolubile (ben esemplificato dai due amanti di
dantesca memoria) viene portato dall'alba dei tempi alla contemporaneità,
"in questo tempo sotto vuoto spinto", ben sostenuto da un veloce
tempo di tango.
In Gurada Come Dondola, invece, ci
troviamo catapultati in un bel disegno a pastelli fatto da due bambini che ci
racconta, con la sapienza che solo loro possono avere, l'eterna storia di un
amore dentro il gioco; qui Grazia utilizza con grande attenzione parole
consonanti giustapposte, in uno stile che trova illustri predecessori tra
cantautori di grande spessore.
Se Questo È
Amore è il primo
dei quattro gioielli sapientemente incastonati in questo disco (Nuvole, Nel Mio
Infinito e Bianco); qui, al ritmo serrato di un tango, si dipanano versi
stretti tra loro come una storia con le righe sovrapposte, dove l'inizio e la
fine, il tempo e l'amore si confondono del vorticoso volteggio di una danza a
due.
In Notturna (un jazz che sarebbe stato perfetto
per Rossana Casale) si distendono versi che raccontano in un ricordo notturno,
un sogno di bellezza e amore lontani (la figura amata e "sotto il fondo la
tua musica"); mentre in Rumba
Indigo, il ritmo -anche qui- jazzato tira le fila di una storia
apparentemente non-sense, ma che invece racconta di una vita intensa che mi fa
pensare a Frida Kalo, ai suoi colori decisi e al suo tratto Naif.
Io Sono Una
Finestra (che è stata
coraggiosamente portata a Sanremo, cantata in duetto con Mauro Coruzzi) è una
di quelle storie che vanno davvero oltre i tempi, oltre i personaggi a cui sono
riferite, e alle persone che le hanno interpretate prima... una storia eterna
in cui tutti possono rispecchiarsi. Chi di noi non si è mai sorpreso allo
specchio a sentire l'approfondirsi della differenza tra la propria immagine e
il suo vero io? E questa storia, raccontata con parole decise, resa più carnale
e concreta dall'intervento vocale di Mauro, diventerà uno dei grandi classici
che ci si passerà di bocca in bocca.
Nuvole è un concentrato di pura poesia, vagamente
retrò, che ti apre il cuore e ci si tuffa dentro senza più lasciarti, come un
buon libro, o la presenza di un buon amico, un bell'acquerello dai contorni
sfocati; mentre Nel Mio
Infinito racconta, con una
grazia invidiabile, la lontananza che lascia una solitudine umida di lacrime e
acqua "sembra pioggia ma è solitudine/che cola giù dai vetri [...] sembra
pioggia ma è il cielo/che precipita dai vetri".
Unica nota
un po' stonata di questo album è la presenza di Mario Venuti, che conferisce ai
bei versi di L'amore È Uno
Sbaglio, una intensità falsa e leziosa... decisamente inappropriata; meglio
sarebbe stata una voce femminile, o comunque una voce più delicata e magari più
giovane.
Molto interessante
(e singolare) la rilettura de Le
Ragazze Di Gauguin, che diventa l'episodio più pop di questo disco
dichiaratamente jazz, e rivela una canzone che non è invecchiata di un solo
giorno e ha mantenuto intatte tutte le sue caratteristiche iniziali, migliorandole
a tratti, come i buoni vini d'annata.
Bianco, infine
riprende il tema dei colori per un capolavoro che chiude l'album con una nota
di poesia e delicatezza amara (è decisamente la sua Retrato Em Branco E Preto),
e qui i riferimenti pittorici si fanno più concettuali e fotografici, è
l'immagine di una foto in bianco e nero lasciata a scolorire al sole, su una
scrivania di legno, accanto a un vaso di fiori di campo sempre freschi;
"non c'è passione che valga i nostri giorni/o il profumo dei tuoi ritorni".
In
conclusione, nella migliore tradizione degli chansonnier, non si può che dirle:
Bravo!
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